Tiro con la fionda

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17 marzo 1845, nasce l’elastico?

Quante volte lo abbiamo usato. Si tende, riprende la sua dimensione originaria per poi tendersi nuovamente all’occorrenza. Quante volte l’abbiamo usato per giocare, per raccogliere i capelli, per trattenere un foglio arrotolato, per costruire un rudimentale strumento musicale. E chi non l’ha usato, almeno una volta, come proiettile, utilizzando come arma un legnetto o, più semplicemente, le dita?
La sua storia inizia lontano nel tempo e nello spazio, quando, in Sud America, all’inizio dell’XI sec., gli indigeni usano la resina bianca raccolta dall’albero “Hevea Brasiliensis”, da loro chiamato “caa-o-chu”, “albero che piange”, per creare oggetti di culto e di svago.
Le prime notizie che in Europa si hanno sulla gomma arrivano all’inizio del 1500, quando alcuni spagnoli di ritorno dal “Nuovo Mondo” riferiscono di una sostanza che i nativi ricavano da una pianta che cresce nelle foreste pluviali.
Questa resina non trova subito impiego nella produzione in Europa. La difficoltà della sua lavorazione e la grande sensibilità alle variazioni di temperatura, celano le sue particolari qualità.
Nel 1770, il chimico e naturalista inglese Joseph Priestley scopre che la gomma, sfregata sulla carta, ne cancella i segni di matita.
All’inizio del 1800 inizia lo sfruttamento su larga scala della gomma naturale importata dalle piantagioni dell’America del Sud. L’impiego principale è quello della preparazione di indumenti impermeabili; dopo la scoperta che la nafta di carbone hanno la proprietà di sciogliere la gomma rendendola spalmabile. I tessuti impermeabili vengono realizzati applicando uno strato di gomma tra due strati di tessuto.
Nel 1803, nasce a Parigi la prima fabbrica di gomma: si producono prodotti elastici con i quali confezionare giarrettiere e bretelle. Questi prodotti hanno però due grossi inconvenienti: già a temperatura normane sono appiccicosi, ma l’effetto peggiora con l’aumentare della temperatura. Al contrario, con il freddo, divengono duri e rigidi.
Nel 1823, in Inghilterra, Thomas Hancock scopre il caucciù, lavorato su laminatoi, diventa malleabile: si sviluppa così quello che ancora oggi è uno dei processi principale della lavorazione della gomma: la “masticazione”.
Ma il vero mutamento che dà il via all’industria della gomma in America e in Europa è datato 1839, quando Charles Goodyear scopre la vulcanizzazione -  la capacità del lattice di unirsi allo zolfo ad alta temperatura, dando così origine ad un prodotto dotato di superiori proprietà meccaniche e fisiche rispetto al caucciù grezzo: il procedimento verrà brevettato nel 1844.
Masticazione e vulcanizzazione diventano così i processi fondamentali dell’industria della gomma: grazie a essi è finalmente possibile la produzione di articoli in gomma, tra i quali il pneumatico realizzato e brevettato nel 1888 a Belfast da John Boyd Dunlop.
Ed è proprio partendo dalla gomma vulcanizzata che Stephen Perry, inventore e socio della Messers Perry and Company, Rubber Manufactures di Londra, concepisce l’elastico. Il brevetto porta la data del 17 marzo 1845.
La storia della gomma prosegue, ovviamente. Ma non ci fermiamo qui. Guardiamo il nostro elastico con occhi nuovi. E pensiamo a quanti usi abbiamo fatto di questo piccolo oggetto dalla storia avventurosa.

Fionda –variante Frezza

Il gioco prende il nome dal giocattolo usato, “LA FREZZA” ovvero una rudimentale fionda facile da costruire nelle nostre campagne era possibile reperire rametti lisci e dritti di arbusto, la sanguinella, che si biforcavano formando una forcella a forma di Y, ideale per la realizzazione del pericoloso strumento. Più’ difficoltoso era invece trovare due elastici abbastanza lunghi e robusti: ottimi erano due strisce di camera d’aria di automobile o di bicicletta, ma accontentandosi, potevano andar bene anche i meno robusti elastici per biancheria intima. Il rametto per l’impugnatura veniva tagliato a meno di 15 cm, le biforcazioni 10 cm. Agli apici delle biforcazioni venivano legati gli elastici lunghi circa 20cm, mentre l’altra estremità veniva legata alla “BOCCHETTA” ovvero un pezzo di cuoio rettangolare (spesso un morbido orecchio di scarpa che aveva la funzione di contenere il proiettile prima del lancio. Per scagliare si tendevano il più’ possibile le due strisce elastiche tenendo fermo il sasso-proiettile tra il pollice e l’indice. Poi, all’improvviso, si lasciava andare la “BOCCHETTA” facendo partire la carica. Il proiettile veniva scagliato a distanze considerevoli dalle abili mani dei ragazzi che accompagnavano il lancio con il movimento del braccio.

La fionda (LA FREZZE) sport del coraggio

La fionda come i fucili, pistole, archi, coltelli da lancio, per il loro potenziale offensivo limitato, sono utilizzabili come attrezzi sportivi, al pari di una mazza da baseball o da hochey. Le discipline della mira possono rientrare tra gli sport del coraggio per il loro aspetto simbolico. Il tiratore esercita funzioni celebrali, ma anche fisiche. Una seduta del tiro con la fionda è allenante, come lo è una gara di TIRO PRATICO, dove si simulano le condizioni di uno scontro armato. Colpire un bersaglio di paglia o di cartone,in spostamento,nascosti dietro un ostacolo,correndo,sdraiati,riproduce un attacco guerresco,un modello registrato nell’anima umana.

Anche il TIRO MIRATO, ovvero colpire un bersaglio da fermi, prendendo lentamente la mira diviene una forma di meditazione attiva, svuota la mente dai pensieri e la fa fondere nel bersaglio, il tiro con la Fionda è forma meditativa conosciuta, ma lo stesso principio può essere applicato a ogni disciplina dove la mente si spegne per fare spazio al vuoto. Nei luoghi istanti in cui lo sguardo è fisso sul centro, il respiro fermo, il corpo immobile, l’attività cognitiva è sospesa, si è liberi. Questa specialità aiuta la concentrazione, combatte la frenesia, blocca l’ansia. I principianti hanno fretta di tirare, stringono eccessivamente l’arma, allungano gli elastici con forza, stringono troppo la biglia lasciandola violentemente. Il colpo parte impreciso e manca il bersaglio.

L’effetto terapeutico è nella calma, nella meditazione, nel rifiuto del centro come unico risultato dell’atto. In realtà il piacere è nel tiro, nell’unirsi simbolicamente al centro del bersaglio, che rappresenta il centro spirituale. Il fiato va’ espulso prima de tiro, lentamente, dopo aver allungato gli elastici con la biglia, si lascia dolcemente. Si può visualizzare un segmento di luce che collega il mirino dell’arma al bersaglio. Vedere con gli occhi della mente aiuta colpire il centro con più’ precisione. La mira non è solo l’occhio, il cervello, il corpo, ma l’Io che si fonde nel tutto.

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